La sanità malata necessita d’interventi. Le cause e i rimedi
Intervista al Presidente Pierantonio Muzzetto
Le novelle legislative ultime, dalla Responsabilità, alle Dat e al riordino degli Ordini hanno segnato la linea Maginot della professione medica, attaccata da più parti e sacrificata sull’altare del “tutti insieme appassionatamente”, uniti nel task shifting, confusi nelle competenze più avanzate in altri ruoli, dal verbo regionale e dalle argomentazioni dei postulatori del cambiamento.
Ti trovi in: Home page > L'Ordine > Primo Piano
Medici indagati: come si pone l’Ordine dei medici davanti a questa problematica che, in questi ultimi tempi, ha interessato sia la nostra città che la provincia?
A rispondere è il presidente dell’Ordine dei medici di Parma e della Federazione degli ordini dell’Emilia Romagna Pierantonio Muzzetto.
<A fronte di un capo d’imputazione generico l’ordine non ha possibilità di procedere se non dopo aver assunto tutte le prove che lo confermino, a garanzia del principio di non colpevolezza e fino a sentenza definitiva. Però, a fronte di un provvedimento restrittivo nei confronti di un nostro iscritto, scatta immediatamente la sospensione dall’attività lavorativa, per tutta la durata della carcerazione. Sia che si tratti di restrizione domiciliare o in istituto di pena o in ambito ospedaliero. Ma, come Ente dello stato, per procedere alla sospensione stessa, abbiamo la necessità della notifica ufficiale del provvedimento dagli organi competenti>.
È automatico l’invio dell’informazione all’Ente dello Stato preposto alla tenuta dell’albo dei medici e alla tutela della salute del cittadino?
< In realtà non sempre avviene e noi spesso veniamo a conoscenza dei fatti leggendo le notizie sui giornali o per passaparola. In questi casi inoltriamo una richiesta di notifica dei provvedimenti adottati sia alla Procura che al Tribunale. Una volta ricevuta, immediatamente il Presidente dell’Ordine procede con atto d’ufficio alla sospensione, non essendo un atto disciplinare puro, bensì un atto dovuto. Nello specifico sarebbe sufficiente essere inserito nell’elenco delle istituzioni in indirizzo dei provvedimenti giudiziari , competenti per i reati coinvolgenti i medici >.
Ancora una volta allora potremmo parlare di cavilli burocratici che rallentano tempi e interventi che necessitano di tempestività.
<Parlerei, più che di cavilli burocratici, di un luogo comune che porta a considerare l’Ordine, anche a livelli alti, non tanto un ente dello Stato quanto “erroneamente” piuttosto un’associazione benemerita o scientifica: ma in realtà siamo un Ente di diritto pubblico, che tra i propri compiti annovera anche quello di “magistratura deontologica”. Quindi il rapporto con la magistratura ordinaria, in merito ai casi che riguardano la nostra categoria, si auspica che sia diversamente vissuto>.
Serve quindi una maggiore collaborazione tra gli enti dello Stato?
<Fuor dello specifico, purtroppo un po’ per consuetudine un po’ per non completa valutazione delle competenze, non sempre si collabora efficacemente tra le amministrazioni statali. Non nascondo che sarebbe opportuno semmai un diverso atteggiamento nell’ambito delle reciproche responsabilità. Quindi sì, il dialogo e un maggior coordinamento è indispensabile in generale proprio nel rispetto delle istituzioni>.
Anche perché gli adempimenti adottati hanno conseguenze che devono passare al vaglio di altri organismi, come il vostro.
Articolo di Lorenzo Sartorio
Dalla Gazzetta di Parma del 23 gennaio 2013
Ordine dei medici chirurghi e degli odontoiatri della provincia di Parma
via Po 134 - 43125 Parma
tel. 0521.208818 - 234276 fax 0521.234276
segreteria@omceopr.it
ordinemedicidiparma@postecert.it