La sanità malata necessita d’interventi. Le cause e i rimedi

Intervista al Presidente Pierantonio Muzzetto

Le novelle legislative ultime, dalla Responsabilità, alle Dat e al riordino degli Ordini hanno segnato la linea Maginot della professione medica, attaccata da più parti e sacrificata sull’altare del “tutti insieme appassionatamente”, uniti nel task shifting, confusi nelle competenze più avanzate in altri ruoli, dal verbo regionale e dalle argomentazioni dei postulatori del cambiamento.

Leggi tutto

Cerca un Medico o un Odontoiatra

Ti trovi in: Home page > L'Ordine > Primo Piano

Primo Piano

Fascicolo Sanitario Elettronico fra dubbi e certezze

Il Presidente OMCeO Parma e Presidente Federazione OMCeO Regione Emilia Romagna, Pierantonio Muzzetto, ha aperto il convegno sul tema organizzato a Piacenza
Testo della relazione
 
Fascicolo Sanitario Elettronico fra dubbi e certezze
 
Nell’aprire, quest’oggi a Piacenza, il Convegno su “Fascicolo Sanitario Elettronico fra dubbi e certezze” mi corre l’obbligo, a nome della Federazione Regionale che rappresento, di complimentarmi sinceramente con Il presidente Pagani per l’organizzazione impeccabile del convegno.

Riguardo l’argomento, scelto dalla nostra Federazione regionale degli Ordini dei medici e degli odontoiatri, non posso che esprimere le mie aspettative nell’ascoltare quanto diranno gli illustri relatori che oggi si susseguiranno e ritengo positivo puntualizzare taluni aspetti “in coming” della professione in ambito dell’innovazione purché funzionale ad un reale miglioramento del sistema salute.

Siamo riuniti a Piacenza chiamati ad un confronto che porterà ad ampliare le conoscenze ed offrire elementi per valutazioni più appropriate, avendo la fortuna di ascoltare le posizioni ufficiali del Ministero della Salute, della Nostra Regione, qui rappresentati al più alto livello, e che vede la presenza dei Presidenti di tutti gli Ordini della nostra regione e di coloro, i medici, che sono i gestori sul campo delle problematiche sanitarie e che si avvalgono delle competenze di chi collabora nella filiera della salute.

Il mio compito è sempre difficile quando, come in quest’occasione, devo prendere la parola dopo la completa, e molto apprezzata, relazione del Presidente Bianco; non posso però esimermi dal complimentarmi con lui per il suo intervento, che ha offerto spunti di meditazione di fronte alla completezza delle sue argomentazioni, alla messe di riferimenti che ci ha offerto alla considerazione e agli ovvi risvolti che ne scaturiscono.

Anche perché le sue valutazioni aprono una serie di problematiche, per loro essenza, meritevoli d’attenta riflessione.

Ci si aspetta di conoscere a che punto sia la trattazione del problema dell’innovazione sul territorio italiano, per come verrà vissuta dalla pars medica, e risulta forte l’aspettativa di conoscere i programmi d’intervento a livello nazionale e regionale perché competenti.

Ci dovranno offrire una visione chiara della situazione attuale che deve essere considerata e opportunamente valutata, perché ci viene posta da chi per mandato è sempre, e dev’essere, finalizzata alla tutela della salute del cittadino: competenza che peraltro ci compete e con essi condividiamo, per cui suonano familiari alcuni richiami che ci sono propri, impegnandoci per parte nostra ancor più nella funzione di tutori della salute.

E per questo gli sforzi dei medici e del mondo sanitario devono essere sintonici e ci accomunano laddove ci si richiami all’agire per il soddisfacimento dei bisogni reali della popolazione considerata più debole, che è poi quella ammalata.

Certo bisogna, e non possiamo esimerci dal farlo, partire dalla considerazione storica in cui viviamo la sanità d’oggi. E proprio per questo si è comunemente concordi con la considerazione che il momento in cui ci troviamo, non solo da un punto di vista sanitario, sia non a torto particolarmente delicato.

E come Federazione Regionale ci siamo proposti di organizzare questo evento partendo dalla considerazione che su di un tema così importante, come lo è il fascicolo sanitario elettrico, si debba fare chiarezza sul mezzo. Come anche sul suo utilizzo, sulla modalità di vederlo e renderlo strumento indispensabile per una sanità più efficiente e più efficace, guardando al futuro, mirando all’utilità mai anteposta all’etica della professione.

Accade spesso che ci si incontri a trattare temi particolarmente importanti, in cui la ricercatezza semantica nelle argomentazioni porta piuttosto a teorizzare, talvolta non riuscendo ad applicare i principi e gli strumenti identificati; creando, cioè, i presupposti per rendere oggettivi quegli aspetti per i quali siamo chiamati ad un approfondimento.

Questa è la vera sfida: agire e applicare quanto riteniamo utile, dunque idoneo, perché applicabile. Riducendo i limiti tra il dire e il fare. Facendo proprie le parole del poeta, ”odio le parole che suonano e non creano”, oggi manifestiamo i nostri intenti: è nostro il compito fugare ogni dubbio per arrivare a certezza.

Al fine di arrivare a capire e a carpirsi, ci si può richiamare all’acronimo che taluni sociologi tendono ad utilizzare in casi in cui si debba arrivare a chiarezza, quasi fosse la tesi di un teorema: SISOC. Un acronimo semplice e non un mostro come per assonanza potrebbe evocare, un Moloch.

Di fatto racchiude concetti fondamentali come S- emplificazione, I-nnovazione, S-pecificazione, O-mogenizzazione e C-omunicazione efficace: S.I.S.O.C.

Un acronimo che segna il percorso a cui richiamare i gestori ministeriali e regionali, affinché l’innovazione sia applicabile e soprattutto non ci si debba trovare di fronte a nuova fonte interpretativa, così da renderla interpretabile a seconda delle realtà nella quale l’innovazione stessa debba essere sviluppata.

Ma dalla parte del gestore diretto della salute, il medico, significa fornire la risposta che si richiede al legislatore nazionale e regionale per rendere applicabili senza distorsioni le norme, nella fattispecie la gestione del database che raccoglie dati ultrasensibili, come sono quelli che demarcano gli ambiti della salute più personali e custoditi, e ne caratterizzano gli aspetti più delicati laddove vadano a definirsi la malattia e le cure.

E la sfida a cui si è chiamati è il farlo identificando uno strumento condiviso, anche perché utile e facile da usarsi, e che risponda incontrovertibilmente ai criteri di sicurezza e di globalità, con questo una volta fatto proprio dalla generealità dei sistemi sanitari regionali.

E perciò rispettando, declinandoli e applicandoli, i requisiti che il SISOC evidenzia.

In questo acronimo infatti, così complesso negli aspetti che richiama, si racchiude tutta la problematicità del Fascicolo Sanitario Elettronico (FSE).

Il problema di fondo, di cui si è parlato con i responsabili del Ministero e della Regione, la Dottoressa Di Minco, la Dottoressa Darchini e il Dottor Brambilla, è che non ci sia alcun dubbio interpretativo e che la chiarezza sia alla base dell’applicazione diffusa e omogena su tutto il territorio nazionale.

Perché chiarezza si declina con diffusione del metodo e dello strumento e, soprattutto, ne possa consentire l’applicazione senza che si debba, come dicevo prima, interpretare o reinterpretare ogni passaggio ed ogni atto ad esso relativo.

Quanto dico non è un puro artifizio retorico, ma sul tema specifico si può dire con ragionevole certezza, e anche correttezza, che il problema del FSE è oggi una prerogativa di poche regioni, per cui anche da un punto di vista della consapevolezza della sua utilità i pareri non sono omogenei e i passi per attuarlo sono, per così dire, a macchia di leopardo.

I primi della classe hanno innovato, gli ultimi della classe forse non hanno ancora considerato l’innovazione, o forse non sanno cosa sia innovazione in questo ambito.

Che è, poi, la fotografia della nostra nazione. E da qui parte la vera sfida per il legislatore: avere una legge che sia chiara, applicabile da subito e che non abbisogni di una norma interpretativa, che sua volta richiede una norma interpretativa regionale e addirittura, in fase di ultima applicazione, anche provinciale, periferica.

Che poi si riassume nella “semplificazione” che deve essere certa e visibile nelle azioni applicative e, dunque, negli atti. Questo, a ben vedere è il primo dei problemi di fronte a cui ci si confronta e ci si scontra: e non può che essere un freno allo sviluppo sanitario senza che ci siano regioni che vadano a velocità così differenti da essere ferme.

Su ciò bisogna ragionare, perché le implicazioni economiche sono evidenti e fonte di una spesa che non ci possiamo assolurtamente più permettere, riuscendo di contro ad operare un vero risparmio di risorse economiche e umane, laddove ci sia una omogeneità nell’applicazione delle norme e nell’utilizzo degli strumenti, organizzativi e professionali, purché in modo omogeneo e diffuso su tutto il territorio nazionale.

E questo è stato l’elemento che ha pervaso le nostre decisioni come Federazione regionale, cercando di trovare una risposta dunque omogenea, chiara, semplice, applicabile e applicata in tutte le Regioni.

Oggi sentiamo parlare di Patient summery. Anche nella nostra regione ci sono esperienze molto avanzate ma, quando si tratta il FSE, di esso tutti ne conoscono il significato, e sanno cosa sia, ma non hanno chiaro come si applichi e si gestisca.

E la classe medica deve riuscire a fare un passo avanti, perché arrivi a capire perché ciò è condizione indispensabile per riuscire a significare i limiti e i vantaggi di questa innovazione, perché la comprensione è il passaggio per applicare l’innovazione e le direttive che la sottendono: ma non va dimenticato che questa è prioritariamente una responsabilità per chi è preposto alla sua definizione e per la sua applicazione. Al Governo della Salute, nazionale e regionale.

In un equilibrio fra principi e responsabilità sta il fulcro dell’innovazione che deve essere acquisita e digerita dal mondo medico in un rapporto collaborativo stretto con le istituzioni regionali, in modo che l’atto innovativo sia conseguenza dell’esigenza e non espressione, magari, di una retorica politica e di gestione regionale, autoreferenziale, dunque, fine a se stessa.

In prevalente opposizione al principio proprio di certa tradizione letteraria secondo cui, come nel Gattopardo, si considera virtuoso il dire di fare finalizzato a non cambiare le cose, ossia come espressione esteriore tesa unicamente a lasciare immodificate le cose stesse, oggi si deve agire per chiarire i dubbi arrivando, come nel titolo del nostro convegno, dal dubbio alle certezze.

Andando contro corrente rispetto all’adagio della società ancor oggi votata all’esteriorità e all’immagine rispettiamo il nostro essere medici, quali primi gestiori della salute e titolari indeffettibili del rapporto fiduciario di cura fra medico e paziente.

Iscriviti alla Newsletter

Vai all'archivio delle Newsletter

02/08/2018

Cerco lavoro come igienista dentale

Leggi tutto

Info

Ordine dei medici chirurghi e degli odontoiatri della provincia di Parma
via Po 134 - 43125 Parma
tel. 0521.208818 - 234276 fax 0521.234276
segreteria@omceopr.it
ordinemedicidiparma@postecert.it