La sanità malata necessita d’interventi. Le cause e i rimedi
Intervista al Presidente Pierantonio Muzzetto
Le novelle legislative ultime, dalla Responsabilità, alle Dat e al riordino degli Ordini hanno segnato la linea Maginot della professione medica, attaccata da più parti e sacrificata sull’altare del “tutti insieme appassionatamente”, uniti nel task shifting, confusi nelle competenze più avanzate in altri ruoli, dal verbo regionale e dalle argomentazioni dei postulatori del cambiamento.
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Roma, 12 ott. (Adnkronos Salute) - Il medico, in sede civile, sarà chiamato a rispondere anche per colpa lieve. Questa la novità in materia di responsabilità professionale dei camici bianchi, dopo il passaggio del decreto Balduzzi in Commissione Giustizia della Camera. Resta fermo invece, in sede penale, l'obbligo di risarcimento solo per colpa grave. Sempre che il professionista, durante la propria attività, si sia attenuto alle linee guida.
"Ringrazio la Commissione Giustizia - sottolinea all'Adnkronos Salute il relatore del provvedimento in Commissione Affari sociali Lucio Barani - per il lavoro svolto. Un lavoro che ha migliorato il testo. Con questo decreto - aggiunge Barani - sono stati fatti importanti passi in avanti in tema di responsabiltà professionale" dei camici bianchi.
Nel leggere il contenuto della nota d’agenzia non ho voluto sapere chi sia il relatore o meglio quale sia il suo colore politico. Non importa lì appartenenza, importano i fatti e gli atti. E sono oggetto di riflessione di giudizio.
La notizia fa indubbiamente scalpore non tanto per gli effetti, noti e dirompenti ed in controtendenza rispetto alle necessità, quanto per le parole dello stesso relatore in Commissione Affari Sociali dopo il passaggio del provvedimento – decreto Balduzzi in Commissione Giustizia della Camera. Secondo cui sono stati fatti importanti passi in avanti in tema di responsabilità professionale dei camici bianchi.
In controtendenza, si diceva, rispetto al comune sentire che è evidente e da cui scaturisce una richiesta di cambiamento di indirizzo con rivalutazione del concetto di punibilità della colpa lieve e soprattutto della depenalizzazione dell’errore medico, non a torto considerati, anche in tema di spesa e non solo da un punto di vista sociale, un vulnus.
Una richiesta dovuta al fatto che si sta modificando il rapporto di cura fra medico e paziente o, come si sta affermando, con la persona assistita, valorizzando cioè l’aspetto umano, psicologico e sociale, non solo legato all’essere ammalato. E porre in essere la colpa come veicolo di equivoco, perché questo è il problema, va a falsare proprio il rapporto fiduciario. Laddove v’è colpa e dolo ci sono da una vita i percorsi di ristoro, legittimi e indubbi.
Ne è testimonianza il fatto che in ambito medico vi siano più cause risarcitorie in quest’ultimo decennio rispetto a qualsiasi altra professione, e il numero dei sinistri registrati in ambito sanitario parla chiaro. Rispetto a qualsiasi altra professione si è registrato il 490 (quattrocento novanta!) per cento di aumento dei contenziosi.
Una situazione simile non si riscontra nel mondo legale, notarile, ingegneristico o commerciale, solo per fare alcuni esempi.
Gli effetti sono fin troppo evidenti. E talune professioni approfittano, bisogna dirlo, di questa ondata giustizial-risarcitoria pur anche incuranti delle possibili ripercussioni sull’opinione pubblica, e nonostante siano artefici di una sorta di turbativa sui malati con quel “anche se non pensate di aver subito un danno dalle cure mediche” sui giornali, negli stadi, nella TV nazionale insospettabili cultori del diritto vendono la loro opera solo inizialmente gratuita.
Patrocinando clienti inconsapevoli di aver subito danni da parte di sciagurati e non sciagurati camici bianchi promettono di procedere attraverso i vari gradi di giudizio e solo dopo aver avuto il giusto risarcimento verrà pagata la loro parcella.
Davvero c’è da pensare se il continuare a considerare la ricerca della colpa lieve, che in ambito civilistico si traduce in risarcimento, comporta che da parte delle assicurazioni, anche se non vi sia nera colpa, le si accetti un risarcimento minimo piuttosto che impelagarsi in processi che alla fine risulterebbero ben più costosi della cifra risarcita.
Una simile situazione non è certamente una conquista, ma un incentivo a richiedere risarcimenti attraverso cause che non faranno che aumentare i proventi delle assicurazioni, sempre più costose, e calerà il desiderio di indossare, come medici, quel camice bianco una volta distintivo di una professione alta.
Il relatore dovrà ragionare, insieme a coloro che lo sostengono, anche sul fatto che l’aumento dei contenziosi aumenterà e aumenteranno i costi del cittadino perché porterà a consolidarsi la medicina della desistenza, ancor più naturale in momenti di scarse risorse, ma innaturale di fronte al paziente malato o alla persona assistita che dir si voglia.
Per cui non si farà solo una medicina difensiva, a tutela, ma anche quella desistente o di desistenza. È un modo per far passare il desiderio di fare il medico, ma anche di impostare un rapporto alleante con il paziente che da persona assistita potrà essere visto come potenziale accusatore e i parenti, suoi tutori nelle richieste risarcitorie.
Chiaro che tanto più una professione sarà rischiosa, tanto più alti saranno i costi per esercitarla con riverbero alla fine sul cittadino: cittadino medico e cittadino paziente.
Pertanto è una vera conquista questa modifica della colpa lieve in sede civile? In tutta onestà è da ritenere che migliori sforzi sarebbero ad orientarsi in tanti di quei settori che stanno impunemente dilagando nei soprusi: dalla telefonia, all’approvvigionamento energetico, al crescente costo dei beni primari, alle truffe, alle concussioni, all’evasione generalizzata.
Ma all’assise parlamentare dovrebbe stare a cuore la salute e la sicurezza, l’istruzione e la giustizia che sono beni primari da salvaguardare; e farebbero cosa meritoria aiutando coloro che li rappresentano e non certo creando loro inutili problemi o ingenerando dubbi nell’opinione pubblica con la generalizzazione dei comportamenti.
Non solo non è una conquista ma vera e propria miopia civile e sociale. Ci dispiace davvero signor relatore!
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